lunedì 29 dicembre 2008
Il Libro
Parte prima
I
Rossella O'Hara non era una bellezza; ma raramente gli uomini se ne accorgevano, quando, come i gemelli Tarleton, subivano il suo fascino. Nel suo volto si fondevano in modo troppo evidente i lineamenti delicati della madre - un'aristocratica della Costa, oriunda francese - con quelli rudi del padre, un florido irlandese. Ma era un viso che, col suo mento aguzzo e le mascelle quadrate, non passava inosservato. Gli occhi verde chiaro, senza sfumature nocciola, ombreggiati da ciglia nere e folte, avevano gli angoli volti leggermente all'insù'. Le sopracciglia nere e folte piegavano anch'esse verso l'alto, tracciando una strana linea obliqua sulla sua candida pelle di magnolia -quella pelle così apprezzata dalle donne del Mezzogiorno, che la riparano con infinita cura dai raggi ardenti del sole della Georgia mediante cuffie, veli e mezzi guanti.
Seduta fra Stuart e Brent Tarleton, in quel chiaro pomeriggio di aprile del 1861, nell'ombra fresca del porticato di Tara, la piantagione di suo padre, formava davvero un grazioso quadretto. Il suo abito nuovo di mussola verde a fiori si allargava in pieghe ondeggianti sulla gonna a cerchi ed armonizzava a perfezione con le scarpine di marocchino verde dal tacco basso che suo padre le aveva portato recentemente da Atlanta. L'abito fasciava mirabilmente il vitino di quaranta centimetri di circonferenza, il più sottile nelle tre Contee, e disegnava il seno, abbastanza maturo per i suoi sedici anni. Malgrado la castità dell'amplissima gonna, la semplicità con cui i capelli erano intrecciati e raccolti in un nodo, la compostezza delle bianche mani congiunte nel grembo, la sua vera personalità non riusciva a celarsi. Gli occhi erano vivacissimi nel viso dolce, caparbi, avidi di vita. Questo derivava dagli affettuosi consigli materni e dalla disciplina della bambinaia; ma gli occhi erano i suoi ed erano indipendenti.
Seduta a fianco della fanciulla, i gemelli stavano comodamente appoggiati alle spalliere delle loro sedie; socchiudevano alla luce del sole gli occhi muniti di occhiali montati in metallo e ridevano e chiacchieravano incrociando pigramente le lunghe gambe dai saldi muscoli di cavalcatori. Avevano diciannove anni, erano alti un metro e novanta; coi volti abbronzati e i capelli fulvi, gli occhi dall'espressione gaia e arrogante, vestiti di identiche giacche turchine e calzoni per cavalcare color senape, si somigliavano come due piante di cotone.
Fuori, il sole del tardo pomeriggio scendeva all'orizzonte e illuminava il cortile avvolgendo in una gloria di raggi alberi di corniolo che formavano solide masse di fiori bianchi su uno sfondo verde tenero. I cavalli dei gemelli, due grossi animali rossicci come i capelli dei loro padroni, zampavano sulla strada maestra; attorno a loro squittiva e saltellava la muta dei veltri magri e nervosi che accompagnava Stuart e Brent dovunque andassero. Un po' in disparte, con aria aristocratica, era sdraiato un grosso cane da pastore, che, col muso posato sulle zampe anteriori, aspettava pazientemente i giovanotti andassero a casa per la cena.
Fra i cani, i cavalli e i due gemelli era un'affinità' più profonda di quella derivante dall'essere sempre insieme. Erano tutti giovani animali sani, spensierati, graziosi e vivaci; i ragazzi focosi e temerari come i loro cavalli ma, con tutto ciò, docili e ubbidienti con chi sapeva come trattarli.
Benché fossero nati fra le agiatezze della vita della piantagione e fossero stati serviti in tutto e per tutto sin dall'infanzia, i volti dei tre giovani seduti sotto il porticato non avevano l'aspetto languido ne' molle. Avevano piuttosto il vigore e la vivacità di coloro che hanno passato tutta la vita all'aria aperta e non si sono troppo occupati di malinconia e di libri. La vita nella Contea di Clayton nella Georgia settentrionale era ancora agli inizi, ne aveva lo sviluppo già raggiunto ad Augusta, Savannah, Charleston. Le province meridionali più vecchie e più tranquille guardavano con un certo disdegno gli abitanti di quella parte della regione che confinava con i loro paesi; ma qui, nella parte settentrionale, la mancanza di certe finezze dell'educazione classica non era considerata una vergogna, purché questa fosse compensata dall'abilita nelle cose che più importavano. E queste erano: il coltivare del buon cotone, sapere cavalcare, ballare con leggerezza, tirare al bersaglio, inchinarsi alle signore con eleganza e comportarsi come un gentiluomo di fronte ai liquori. Tutte cosi in cui i gemelli eccellevano: ed essi erano ugualmente saldi nella loro notoria incapacità ad apprendere qualunque cosa fosse contenuta tra le pagine di un libro. La loro famiglia aveva più denaro, più cavalli e più schiavi di qualsiasi altra del paese; ma i ragazzi avevano meno nozioni grammaticali d quanti ne avessero la maggior parte dei loro poveri vicini.
Questa la ragione per cui Stuart e Brent poltrivano sotto il porticato di Tara in quel pomeriggio d'aprile. Erano stati espulsi in quei giorni dall'Università' della Georgia; la quarta Università che li metteva alla porta in due anni: i due fratelli maggiori, Tom e Boyd, erano tornati sempre a casa anche loro, non volendo rimanere in un istituto dove i gemelli non erano i benvenuti. Stuart e Brent consideravano la loro ultima espulsione come un bellissimo scherzo; e Rossella, che da quando aveva lasciato l'anno prima l'Accademia femminile di Fayetteville non aveva più aperto un libro, lo trovava divertentissimo.
"Sapevo che a voi due non importava nulla di essere espulsi; e neanche a Tom" disse. "Ma Boyd? E' uno di quelli che ci tengono ad avere un'educazione, voi due gli avete fatto lasciare le Università di Virginia, di Alabama e della Caroline del Sud; e ora quella di Georgea. Con questo sistema, non riuscirà mai a finire gli studi."
"Oh, potrà leggere il codice nell'ufficio del giudice Parmalee a Fayetteville" rispose Brent incurante. "Del resto, ciò non ha importanza. Tanto saremmo dovuti tornare a casa ad ogni modo, prima che fosse finito il corso". "Perché?" "La guerra, sciocca! Può darsi che scoppi da un giorno all'altro; e non puoi supporre che qualcuno di noi resti in collegio mentre c'e la guerra!"
"Sai benissimo che la guerra non ci sarà" fece Rossella seccata. "Son tutte chiacchiere. Ashley Wilkes e suo padre hanno detto la settimana scorsa al babbo che i nostri commissari a Wishington stanno per venire ad un... un... accordo amichevole col signor Lincoln riguardo alla Confederazione. E ad ogni modo, gli yankees hanno troppa paura di noi per combattere. Non ci sarà nessuna guerra ed io sono stufa di sentirne parlare"[...]
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